Rosa Medina

Su di me, la voce e il canto libero


Tutto iniziò in un giorno abbastanza oscuro della mia vita in cui, in un’attitudine di profondo ascolto interiore e senza saper come sbarazzarmi dell’angoscia che mi sovrastava, iniziai a dare libero sfogo al mio istinto e mi misi a “vomitare” suoni e canti spontanei che andavano a tradurre ciascuno dei paesaggi emotivi che mi abitavano. Stavo vivendo in quel momento, circa 25 anni fa, un cambiamento radicale di vita che mi avrebbe portato in un altro paese. Avevo abbastanza paura. E iniziai da lì, a tirar fuori la paura in forma di un tremore sonoro. Uno stato di trance si stava impossessando progressivamente di me e senza pensare a nulla, tutto il mio essere si mise al servizio di questo suono spontaneo che usciva naturalmente, esprimendo ciascuna delle emozioni che andavano sorgendo, una dietro l’altra. Alla paura seguì un pianto che non volevo più nascondere e gemere in silenzio. Detti sfogo a singhiozzi -che non sembravano avere fine- come accadeva con quelle figure di un tempo incaricate di piangere a dirotto i morti, “las plañideras”.


Sentivo tutto questo e fu proprio nel prenderemi carico progressivamente di tutto il mio dolore che mi uscì in un grido di rabbia incontenibile. Tutto il mio corpo ruggiva come una leonessa in lotta per quello che più desidera. La forza dell’aggressività mi stava aiutando a difendere il mio spazio e il mio progetto. E questa forza andava sottolineando un ritmo con tutto il mio corpo mentre mi sentivo una donna selvaggia che cantava una danza tribale di forza. Spontaneamente tutto questo impeto si trasformò in allegria. Un’allegria molto profonda che sorgeva senza fare nulla e che prendeva le note di una melodia gioiosa ed allegra. Poi, fui presa da una grande stanchezza che mi portò in uno stato intimo di amore e compassione verso me stessa. Ed anche questo lo cantai, abbracciandomi e cullandomi con una dolce e tenera melodia fino a rimanere completamente in pace. Lacrime di riconoscenza scorrevano silenziose sul mio volto. Inchinata in reverenza, mi sentii piena di gratitudine alla Vita e al suo misterioso e magico accompagnarmi, per avermi permesso di scoprire, nella profondità del dolore e della mia angoscia, questa voce nuova e questo canto di guarigione.

Completamente grato alla vita e il suo accompagnamento misterioso e magico.


Non so quanto rimasi così, poichè stavo in uno stato senza tempo dove lo spazio era occupato solo da me e dal mio canto libero. Le voci che udivo di me mi sembravano estranee e aliene da me, come se fossero di un’altra persona. Mi chiedevo continuamente: chi sono? sono io queste voci? Mi costava molto riconoscermi in quelle tonalità e in quei timbri nuovi della mia voce. Io avevo cantato molto nell’adolescenza con la chitarra. Conoscevo bene le mie risorse vocali. Però qui mi ero incontrata con una voce nuova. Una voce libera da concetti estetici dove non importava niente del risultato estetico né artistico, dove cambiava tutto: il brutto e il bello, il suono stonato e quello intonato, ciò che è sgradevole e ciò che è armonioso.

E cominciai ad amare questa nuova voce e tutto quello che significava in quel momento.

In Italia sviluppai il mio metodo. Questa scoperta era troppo buona per usarla solo per me. Così, facendo uso della mia formazione professionale in Terapia Gestalt e Corenergetica, progressivamente integrai le mie conoscenze con questo nuovo ingrediente vocale e sonoro, inventandomi tutta una serie di esercizi che mi venivano insipirati durante i gruppi sulla voce, fino a sviluppare in tutti questi anni il mio metodo che chiamo

Voce, Suono e Canto Libero.

Carriera professionale



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